Gli architetti possono disegnare una città nel deserto californiano senza cadere nel vernacolare? È successo nel dopoguerra a Palm Springs, in California, grazie ai costruttori Alexander e ai più importanti architetti sperimentali: Neutra, Lautner, Wexler, Frey, Krisel. E in Italia? Due casi: Pineta di Arenzano e Torre del Mare a Bergeggi.
Palm Springs, città californiana nella Coachella Valley, agli inizi del ‘900 diventa un luogo di villeggiatura dove, fin dagli anni Trenta, si rifugiano da Los Angeles attori e musicisti. Nel dopoguerra la città si sviluppa grazie ai costruttori George e Bob Alexander; Bob sarà fautore di un maggiore coinvolgimento degli architetti nel costruire i nuovi quartieri di Palm Springs. La città si svilupperà attraverso l’architettura moderna, si costruiranno ville per vacanza, quartieri, chiese e banche, trasformando Palm Springs in centro dell’architettura del Mid-Century con opere di Frey, Neutra, Wexler, Krisel, Lautner. L’obiettivo della conversazione tra Emanuele Piccardo e Luca Gibello, direttore del Giornale dell’Architettura, è raccontare come l’architettura sia diventata fattore di sviluppo di una città e come gli architetti abbiano contribuito a definirne la sua identità, anche in relazione ad alcuni casi italiani come la Pineta di Arenzano e Torre del Mare a Bergeggi.